La morte è un evento naturale della vita, ciononostante è difficile che un lutto, soprattutto quello di una persona cara, non ci travolga e stravolga. Ci sono lutti considerati "più o meno gravi", ma come per ogni evento traumatico, l'entità delle conseguenze dipende da come noi abbiamo vissuto quella perdita. Altrettanto importante è il processo di elaborazione: il lutto è un processo relativamente veloce, che varia tra i 6 mesi e l'anno (quando si risolve pienamente), ma in cui si susseguono emozioni contrastanti e molto forti; viene suddiviso in fasi, che non per forza si susseguono così precisamente o vengono vissute tutte con la stessa intensità e durata: rifiuto/negazione, rabbia, patteggiamento/contrattazione, depressione e accettazione. Anche se si hanno tante persone vicine, spesso, si tende a tenere quel dolore dentro di sé e questo non è favorevole per una risoluzione migliore e più rapida del lutto ed evitare ulteriori complicazioni. Infatti, in questi momenti delicati rientrano molti aspetti culturali che spesso influenzano l’elaborazione di questa mancanza. I sentimenti più negati sono quelli che riguardano la rabbia verso il defunto, che viene vissuta come qualcosa di cui sentirsi in colpa; la disperazione in cui si può cadere, perché spesso non si vuole “appesantire” chi ci sta vicino con la nostra tristezza; successivamente si può tendere a prolungare il lutto perché può essere considerato “sconveniente” vivere una vita “come prima”. Perciò, pure se si ritiene di stare affrontando un momento "normale" nella vita di tutti, può dare grande sollievo e conforto affrontare la perdita insieme ad un professionista, con cui poter manifestare anche i sentimenti considerati "meno giusti", come la rabbia e la disperazione. Darsi uno spazio in cui per poter vivere il dolore che stiamo provando e dargli forma e senso, può permetterci di accettare e elaborare nel modo più sano possibile questa perdita, dando poi anche nuovi sensi e significati alla nostra “nuova” vita.
valentinapisupsi
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