Uno dei dubbi che si può avere come genitori, è che non si sa quando è il momento giusto per cominciare a parlare di sessualità con i propri figli. Uno degli errori che si commette in questo senso, è pensare che parlare di questo argomento sia solo parlare “di come si fanno i bambini”.
In realtà, uno dei modi migliori per affrontare questo tema sin da piccoli (da circa i 3 anni), è innanzitutto quello di seguire la loro crescita: i bambini più piccoli, nella scuola dell’infanzia, avranno bisogno di conoscere i confini del loro corpo, cosa vuol dire essere “maschietto” e “femminuccia” a livello organico e quindi in che modo il corpo di maschi e femmine è diverso. Un altro insegnamento importante in quella fascia d’età sono i confini del nostro corpo: quali tocchi mi piacciono, quali coccole sono permesse e quali no, la possibilità di dire che quel tipo di manifestazione affettiva mi piace o meno. Iniziamo così a spiegare ai bambini delle cose molto importanti per la costruzione della sessualità: io ho un corpo, fatto in un certo modo, che posso decidere come usare e come far usare agli altri.
Dalle scuole elementari si può iniziare a parlare effettivamente di concepimento, nella maniera più scientifica possibile: i bambini hanno gli strumenti per incuriosirsi e per capire ciò che viene loro detto, senza rimanere in alcun modo turbati. È un fenomeno assolutamente naturale e loro ne sentono parlare, quindi è giusto che abbiano un’idea precisa di come avviene, anche prima della 5 elementare, dove di solito se ne parla già a scuola in scienze. Ovviamente i dati che verranno forniti cresceranno mano a mano che cresce il bambino e un buon modo per parlarne con lui è quello di chiedergli cosa sa, cosa ha capito e come lo ha immaginato, magari utilizzando ciò che gli succede (ad esempio, aspetta un fratellino o ha visto una donna in attesa per strada). I genitori così possono calibrare le informazioni che forniranno al bambino sulla base della sua curiosità, senza rischiare di entrare in discorsi che nessuno dei due è pronto a intraprendere: risposte semplici, chiare, ma soprattutto sincere.
Questi discorsi potranno continuare anche durante le scuole secondarie di primo grado, aggiungendo un dato essenziale: come cambia il mio corpo? Che sensazioni proverò quando vedrò qualcuno che mi piace? Sono strano se mi piace qualcuno del mio stesso sesso? E qui, sicuramente il discorso si farà più imbarazzante, ma se vogliamo che i nostri figli trovino in noi una base sicura, dovremo discutere anche di questi temi.
Pochi adolescenti al liceo continueranno a chiedere qualcosa ai genitori, anche se, avendo impostato un buon dialogo sin da bambini, probabilmente sarà plausibile che avvenga. Seguire il metodo del rispondere alle loro domande o utilizzare cosa sta capitando ai nostri figli, ci permette di non essere troppo invadenti e di dimostrare che noi siamo a loro disposizione per qualsiasi dubbio. Sicuramente in questa età diventano centrali le tematiche delle malattie sessualmente trasmissibili e degli anticoncezionali, che però vengono discussi anche a scuola, per cui il contributo maggiore dei genitori può tornare ad essere sulle tematiche del consenso e dell’affettività. Il mio corpo è uno strumento che posso offrire agli altri, ma sempre nel mio rispetto e nel rispetto dell’altro, prima di tutto a livello emotivo. Sembra molto impegnativo, ma in realtà abituarsi a parlare di sessualità, affettività e corpo sin da bambini, permette che questo argomento non diventi un tabù ed è molto importante in questo periodo storico, in cui le informazioni arrivano dappertutto e non sono sempre univoche e definite. I genitori possono essere un valido supporto e un’ottima fonte di conoscenza da poter consultare ogni volta che serve. Quindi non temiamo di parlare con i nostri bambini, la sessualità, in ogni sua sfaccettatura, fa parte della nostra vita ed è giusto che i nostri figli abbiano degli strumenti per poterla affrontare in modo sereno e consapevole.
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